Nell'arroventato ottobre scorso, a Foggia, abbiamo potuto partecipare ad un altro appuntamento di ottimo Aikido sotto la direzione del Maestro Montenegro, che ci ha guidato in una due giorni di pratica di altissimo livello tecnico e studio, in una sessione di approfondimento di waza sempre poco esplorati (leve e proiezioni da attacco in katatetori kubishime).
Analizzando con la usuale perizia quegli esercizi, e facendoci cimentare con tre diverse tipologie di entrata, via via più dinamiche e complesse, l'Istruttore è riuscito, ancora una volta egregiamente, a condurci negli aspetti più dettagliati delle tecniche proposte, che difficilmente, o a tutto concedere solo in occasione della preparazione degli esami, si è soliti affrontare nel corso della stagione.
Quello che porto a casa, "alla fine della fiera", e come sempre dopo avere assistito al lavoro di questo insegnante, è sostanzialmente una sensazione di rigenerazione, di positiva e stimolante presa d'atto della necessità di cimentarmi con sempre maggiore intensità nella mia pratica, di sincera e appagante curiosità verso le frontiere del sapere aikidoistico che, lo si apprende con chiarezza in questi frangenti, si spalancano di fronte a noi, se si ha voglia di continuare a percorrere il sentiero del perfezionamento e del miglioramento di sè.
Quale sia, a mio giudizio, il compito di uno stage, l'ho forse ripetuto spesso, ma trovo importante ribadirlo.
Si possono fare raduni per il piacere di praticare insieme, rafforzare i legami, scambiarsi cortesie. In altre parole, vivere un momento di "convivialità", contarsi, passare qualche momento di socialità e familiarità. E', naturalmente, perfettamente legittimo.
Fino a qualche anno fa, tuttavia, gli stage erano tenuti soltanto dai Maestri giapponesi, quelli residenti, anzitutto, e poi, più raramente, quelli che saltuariamente venivano invitati in Italia, ed agli stage si andava non più di tanto per vedere gli amici, ma perchè si trattava dell'occasione di vedere all'opera dei magnifici professionisti, ciascuno a modo suo "perfetto" nel suo Aikido, dal cui insegnamento trasudava quella ricerca del dettaglio e della sapienza tecnica alla quale accorrevamo ad abbeverarci, indispensabile momento di vicinanza con l'apice della disciplina, la vetta del sapere.
Ho l'impressione che, al venire meno dei grandi Maestri, si sia aperto un vuoto diciamo così di legittimazione, e che tanto si sia diffusa l'idea che ci si debba accontentare, che quella vetta non si possa raggiungere, appartenga ad un tempo che non c'è più, e che non potrà tornare.
Sono evidentemente d'accordo sul fatto che quei tempi, per così dire eroici, siano definitivamente passati.
Avevamo tre, e spesso più, immensi Maestri che stabilmente, nell'arco di tutto l'anno, percorrevano instancabilmente l'intero territorio, da nord a sud, tenendo raduni di entusiasmante livello.
Tuttavia, a mio giudizio, è solo un equivoco ritenere che tanto abbia determinato la fine di un modello di stage inteso come momento di studio altissimo e tecnicamente esemplare.
Occorre chiedersi se ci sia qualcuno, tra gli istruttori e divulgatori in attività, che per la sua storia aikidoistica, per la vicinanza con quelle figure di suprema sapienza, per la totalità della dedizione impiegata e spesa nel perfezionamento di sè, possa ricreare quelle condizioni, riprodurle e farle rivivere.
Tornare a dare allo stage, inteso come raduno didattico prima ancora che come momento di incontro sociale, il suo genuino e originario significato di corso di perfezionamento, diretto anzitutto agli insegnanti, o coloro ai quali comunque compete il gravoso seppure onorevolissimo compito di essere mediatori e fautori della diffusione del sapere aikidoistico.
A mio giudizio, l'ho detto più e più volte, e ne traggo costante conferma, ci sono ancora istruttori di livello massimo, ai quali l'onere e l'onore di costituire dei punti di riferimento nella divulgazione della disciplina può essere serenamente affidato, poichè si tratta di professionisti, nel pieno vigore delle proprie forze, del proprio entusiasmo, dai quali si può e si deve pretendere che si facciano stabili guide perchè l'Aikido possa sopravvivere ai suoi immensi e inarrivabili pionieri che il tempo, inevitabilmente, ci ha portato via, o è prossimo a portare via.
Uno di questi professionisti è certamente il Maestro Montenegro.
A lui, e a chi come lui si è dato l'obiettivo di percorrere la via del professionismo, compete proseguire sulla strada della ricerca della ragionevole e raggiungibile perfezione didattica e tecnica.
A noi competerebbe dargli forza, sostenere questo sforzo, niente affatto facile, con il nostro impegno e la nostra disponibilità a non smettere di metterci in discussione, a migliorarci, a dare di più.
In primavera avremo un'altra occasione per studiare con un grande professionista, perchè tornerà a Foggia per un altro stage.
Stage veri, fatti per indicare una strada di perfezionamento, prima ancora che per stare insieme piacevolmente, e farsi i complimenti a vicenda, o passare qualche ora di buona compagnia davanti ad una birra fresca.
Stage veri nei quali, peraltro, stiamo insieme magnificamente.
A presto, spero di vedervi numerosi. In ogni caso, buona fortuna, e buon allenamento.