E' successo, la settimana scorsa, che uno stage tenuto da un istruttore giovanissimo, che non ha da distribuire prebende sotto forma di gradi dan e giorni di presenza "nazionali", sia stato partecipatissimo e riuscito.
In entrambe le giornate, Daniele Montenegro ha calamitato attorno a sè circa trenta persone, tutte spinte da un grande entusiasmo e curiosità per il lavoro di questo insegnante e la sua conoscenza dell'aikido del maestro Fujimoto, facendo di questo appuntamento barese un evento importante della stagione aikidoistica regionale.
Anzi, direi più che regionale.
Non solo perchè erano presenti alcuni praticanti di altre regioni.
Soprattutto perchè, al momento, non credo ci siano molti raduni nei quali, a fronte di insegnanti che non danno gradi di terzo dan e oltre, e che vengano catalogati quali stage ordinari come tali "inutili" ai fini "amministrativi", si raccolga un numero così significativo di partecipanti di diverse provenienze.
Mi chiedo sempre, in questi casi, cosa accadrebbe se la regola dei giorni nazionali per il mantenimento della responsabilità di dojo o della qualità di esaminatore non ci fosse.
O se non si potessero organizzare stage gratuiti nei quali si facciano esami o che diano giorni nazionali.
Quanti stage in meno ci sarebbero, credo!
Qual'è il valore di uno stage nei nostri giorni?
Si sono create a mio giudizio biasimevolmente due categorie di stage.
Quelli che danno punteggio, per così dire, ossia quelli ad esempio gratuiti tenuti da membri della direzione didattica e, perchè no, con annessa sessione di esami anche per gradi alti.
E quelli che non danno punteggio.
Ci vai pagando, perchè pensi che sia interessante l'istruttore ed il lavoro che fa.
Qual'è il valore dei primi, e quale quello dei secondi?
E' una ridicola degenerazione, a mio giudizio, della funzione dei raduni, e non ci porterà lontano.
Quanto è valso partecipare al raduno del maestro Montenegro, la scorsa settimana?
Chiedetelo a quei trenta (o forse oltre).
Il mio giudizio lo conoscete già.