Ad uno stage nazionale e gratuito organizzato a Foggia all'incirca un anno fa, Zucco, l'insegnante che lo dirigeva, membro della direzione didattica, ci ha ad un certo punto apostrofato chiedendoci se conoscessimo "il saluto al sole", e avuta risposta negativa dalla massima parte di noi presenti, ha commentato con una frase del tipo "ma come fate aikido e non conoscete il saluto al sole?".
La cosa mi ha un pò sconcertato, perchè non avevo mai pensato che quella della conoscenza della pratica del saluto al sole fosse un aspetto fondamentale e sembrerebbe indispensabile della conoscenza aikidostica, ma il tono scandalizzato dell'insegnante mi ha provocato un certo disappunto e suscitato una qualche apprensione circa una mia grave inettitudine per questa così grave mancanza, considerato altresì che sono pur sempre un responsabile di dojo.
Ero peraltro in grave imbarazzo, perchè a quello stage erano presenti anche alcuni allievi, e ho pensato che certamente avrebbero pensato che in anni di lezione non gli avevo mai insegnato il saluto al sole, e che diamine.
Riavutomi a fatica nei giorni e settimane successive, l'episodio mi ha comunque fatto riflettere su quale sia il nesso tra l'aikido e la spiritualità, questione annosa e mai risolta nel "pensiero" aikidoistico, e forse all'origine di molta della disistima reciproca che si avverte nelle due correnti principali della nostra associazione.
Il Fondatore era certamente fortemente impregnato di spiritualità, addirittura di esoterismo.
Dunque un approccio chiaramente caratterizzato in questo senso parrebbe certamente assai più vicino ed ortodosso rispetto all'aikido come vissuto ed elaborato da O Sensei.
Tuttavia, il primo doshu (o il secondo, anche questa è faccenda mai del tutto chiarita), Kissomaru, ha impresso una direzione spiccatamente laica alla disciplina, spogliando completamente l'aikido di qualsiasi riferimento alla trascendenza o al misticismo, e questa conformazione è del resto quella della attuale Guida, e non viene minimamente messa in discussione nell'ambiente ai suoi massimi livelli e su scale mondiale, nè lo stesso O Sensei ha sconfessato questo approccio sebbene adottato quando ancora egli era in vita.
Nè d'altro canto ho mai udito i vertici dell'aikido inserire lo yoga tra gli esercizi indispensabili alla pratica, per quanto ottimo esso sia.
Il Maestro Fujimoto non so che convinzioni religiose o spirituali avesse, ma posso dire che il suo modo di insegnare era estremamente laico e "materialista".
E non parlo soltanto delle parole che diceva quando esprimeva un pensiero, ma anche del modo in cui spiegava le tecniche, e in particolare i vari kokyunage, che sono waza che generalmente evocano grandi forze ed misteriose energie, ma che più convincentemente sono "solo" degli efficaci sbilanciamenti.
La mia opinione è che questo sia l'approccio più corretto, ma non ha nulla contro chi vive le cose in maniera, diciamo così, fideistica, o vuole operare contaminazioni con altre discipline, a condizione che non pretenda di biasimare chi non vuole farlo.
Quello che però credo si debba chiarire è che la spiritualità, intesa come ricerca di un significato etico e morale ai gesti che si compiono (che sia un fare, un non fare, un osservare, e così via) non è affatto assente in chi pure ritiene che non sia quella del misticismo la strada attraverso la quale trovare le risposte.
L'aikido, ritengo, è di per sè pregno di significato etico, morale e spirituale, e ciò senza che occorra creare discutibili connessioni con discipline filosofiche e religiose.
E' una pratica che, in ogni suo momento, trasmette valori di attenzione all'altro, dedizione, miglioramento di sè e del proprio stare al mondo.
Ogni singolo waza costituisce il frutto di una geniale rilettura in chiave morale delle antiche tecniche marziali, e quali che fossero le pulsioni che muovevano O Sensei (probabilmente religiose), esse trasmettono proprio quei valori positivi, anche a chi quella tensione religiosa non ha affatto, magari perchè ha altre e molto radicate convinzioni religiose, o non ne ha e non vuole averne.
Detto questo, ognuno faccia come ritiene, ma sarebbe il caso, per consentire la convivenza reciproca, che si eviti nelle occasioni comuni di lasciarsi andare a improvvidi biasimi e censure, perchè la verità è fuggevole, nell'aikido e non solo.
Buona pratica e buon anno a tutti.
L'Aikikai d'Italia
L'Aikido a Foggia
L'Aikido a Foggia
mercoledì 30 dicembre 2015
domenica 18 ottobre 2015
ottobre 2015, stage con il Maestro Montenegro
La settimana prossima, e più precisamente il 24 ed il 25 ottobre, terremo a Foggia, nel solito posto (la palestra di atletica pesante Taralli, luogo storico delle arti marziali in città), l'ormai tradizionale (beh, si, è il quinto anno) seminario diretto dal maestro Montenegro, dalla estate scorsa insignito del quinto dan dell'aikikai d'Italia.
L'evento si è consolidato nel tempo come uno dei più qualificanti della stagione dell'aikido regionale.
Non mi sembra il caso di ripetere quanto questo insegnante sia speciale, e con lui il bagaglio di irripetibili e uniche esperienze acquisite negli anni della sua strettissima vicinanza al Maestro Fujimoto.
Ribadirò, allora, che si tratta di una grande occasione per incontrarci, praticare insieme, confrontarci, sotto la guida di uno straordinario insegnante, sotto la cui direzione sarà possibile progredire e crescere significativamente, andare oltre i propri limiti tecnici.
Dunque accorrete, e per tutti i due giorni di allenamento, poiché il valore dell'appuntamento è assoluto e garantito.
Auspico che soprattutto da Foggia e dintorni vengano in tanti.
Tra aikidoisti del luogo dobbiamo conoscerci, frequentarci, sudare e studiare con intensità e attenzione maggiori di quanto accada ordinariamente nelle nostre palestre.
Allora siamo d'accordo. Vi aspetto.
Per qualsiasi necessità, informazione, curiosità, fatemi uno squillo.
Cercherò di soddisfare ogni esigenza ragionevole.
A presto.
Luca
L'evento si è consolidato nel tempo come uno dei più qualificanti della stagione dell'aikido regionale.
Non mi sembra il caso di ripetere quanto questo insegnante sia speciale, e con lui il bagaglio di irripetibili e uniche esperienze acquisite negli anni della sua strettissima vicinanza al Maestro Fujimoto.
Ribadirò, allora, che si tratta di una grande occasione per incontrarci, praticare insieme, confrontarci, sotto la guida di uno straordinario insegnante, sotto la cui direzione sarà possibile progredire e crescere significativamente, andare oltre i propri limiti tecnici.
Dunque accorrete, e per tutti i due giorni di allenamento, poiché il valore dell'appuntamento è assoluto e garantito.
Auspico che soprattutto da Foggia e dintorni vengano in tanti.
Tra aikidoisti del luogo dobbiamo conoscerci, frequentarci, sudare e studiare con intensità e attenzione maggiori di quanto accada ordinariamente nelle nostre palestre.
Allora siamo d'accordo. Vi aspetto.
Per qualsiasi necessità, informazione, curiosità, fatemi uno squillo.
Cercherò di soddisfare ogni esigenza ragionevole.
A presto.
Luca
sabato 12 settembre 2015
Si riprende, finalmente.
Dunque, direi finalmente, si riprende.
Due mesi di inattività sono decisamente troppi, ma quest'anno è andata così, e per ragioni estranee alle nostra volontà.
Erano anni che non rimanevamo fermi per così tanto tempo, e la cosa non mi è piaciuta affatto.
Comunque, eccoci qua.
Dopo qualche incertezza abbiamo deciso per la continuità, e siamo rimasti dove eravamo.
Ci sarà però una nuova sala, che condivideremo con una scuola di karate che ha assunto la cogestione della struttura tutta.
Tenteremo di fare sempre meglio.
Spero verrà più gente dell'anno passato, che comunque non è andato affatto male.
Per quanto mi riguarda, conseguito il quarto dan e uscito dall'ansia che deriva dall'essere sotto esame, tenterò di migliorare le mie performances di insegnante sotto ogni profilo, tecnico, didattico e fisico che sia.
Dai praticanti tutti, e in specie da quelli abituali, mi attendo costanza, dedizione, impegno.
Organizzeremo anche quest'anno alcuni stage, con i nostri insegnanti di riferimento.
Mi auguro con tutto il cuore che anche gli iscritti delle altre palestre della zona rispondano a queste occasioni partecipando a questi eventi, come invito fortemente e decisamente i miei studenti, di qualsiasi livello, a frequentare eventuali raduni organizzati da diverse scuole.
In generale, siate curiosi, entusiasti, umili e gentili nella pratica.
E divertitevi, perchè l'aikido è eccezionalmente divertente se praticato con i giusti presupposti.
Un caro saluto a qualcuno che ci è molto caro e che sta vivendo un momento di seria convalescenza, che svolge un ruolo importante per l'aikido regionale, che attendiamo con ansia che si rimetta presto e torni a riversare tutta la sua magnifica passione e amore per questa disciplina, e che è di esempio per tutti noi.
Chiunque sia incuriosito da questa disciplina, venga a curiosare, e io cercherò di spiegare di cosa si tratta e cosa posso tentare di insegnargli.
Buon anno aikidoistico a tutti, e che sia pieno di soddisfazioni e conoscenza.
E ora basta chiacchiere...
Al lavoro.
Due mesi di inattività sono decisamente troppi, ma quest'anno è andata così, e per ragioni estranee alle nostra volontà.
Erano anni che non rimanevamo fermi per così tanto tempo, e la cosa non mi è piaciuta affatto.
Comunque, eccoci qua.
Dopo qualche incertezza abbiamo deciso per la continuità, e siamo rimasti dove eravamo.
Ci sarà però una nuova sala, che condivideremo con una scuola di karate che ha assunto la cogestione della struttura tutta.
Tenteremo di fare sempre meglio.
Spero verrà più gente dell'anno passato, che comunque non è andato affatto male.
Per quanto mi riguarda, conseguito il quarto dan e uscito dall'ansia che deriva dall'essere sotto esame, tenterò di migliorare le mie performances di insegnante sotto ogni profilo, tecnico, didattico e fisico che sia.
Dai praticanti tutti, e in specie da quelli abituali, mi attendo costanza, dedizione, impegno.
Organizzeremo anche quest'anno alcuni stage, con i nostri insegnanti di riferimento.
Mi auguro con tutto il cuore che anche gli iscritti delle altre palestre della zona rispondano a queste occasioni partecipando a questi eventi, come invito fortemente e decisamente i miei studenti, di qualsiasi livello, a frequentare eventuali raduni organizzati da diverse scuole.
In generale, siate curiosi, entusiasti, umili e gentili nella pratica.
E divertitevi, perchè l'aikido è eccezionalmente divertente se praticato con i giusti presupposti.
Un caro saluto a qualcuno che ci è molto caro e che sta vivendo un momento di seria convalescenza, che svolge un ruolo importante per l'aikido regionale, che attendiamo con ansia che si rimetta presto e torni a riversare tutta la sua magnifica passione e amore per questa disciplina, e che è di esempio per tutti noi.
Chiunque sia incuriosito da questa disciplina, venga a curiosare, e io cercherò di spiegare di cosa si tratta e cosa posso tentare di insegnargli.
Buon anno aikidoistico a tutti, e che sia pieno di soddisfazioni e conoscenza.
E ora basta chiacchiere...
Al lavoro.
domenica 23 agosto 2015
Riflessioni sullo stato della nazione
Se ho capito bene, la scorsa assemblea nazionale tenutasi in occasione dello stage di la Spezia ha sancito la "normalizzazione" del calendario dei raduni aikikai, privando quelli di Laces e di quello natalizio di Milano della qualifica di stage nazionali straordinari.
Si tratta di un fatto disdicevole, e costituisce un frutto avvelenato che andava assolutamente evitato per il bene della associazione nel suo complesso.
E' un gesto sbagliato per molte ragioni.
E' semplicemente ridicolo, in generale, che stage che vengono diretti da shihan internazionali vengano qualificati quali "ordinari" e non contribuiscano a costituire il "monte ore" necessario alla conservazione delle docenze e delle qualifiche di esaminatori.
Dunque quanto meno Laces andava trattato diversamente.
Si, lo so bene che shihan ce ne sono tanti, per così dire, ma è pur vero che privare di riconoscimento un momento formativo come quello di un raduno condotto da chi ha ricevuto, a torto o a ragione, lo status di "bussola" dal vertice dell'aikido mondiale attesta una chiusura che trovo assurda e un protezionismo del tutto fuori dal tempo.
Ma oltre a questo, ciò che manca completamente nell'attuale conformazione dell'aikido italiano, è la valorizzazione della sua straordinaria storia di varietà di apporti e di conoscenze, e che la rende a mio giudizio unica e irripetibile nel panorama aikidoistico internazionale.
Abbiamo avuto all'opera, prima che una serie di sfortunati accadimenti ce li portassero via, grandissimi Maestri e tanto è avvenuto per diversi decenni.
Quale altra nazione europea può vantare una storia di così tanta ricchezza e fortuna?
Questi shihan (perchè di questo si trattava), hanno sviluppato una loro linea, e c'è gente che ha praticato e imparato prevalentemente quei sistemi.
Perchè hanno preferito concentrarsi sul metodo impostato dal Maestro Fujimoto, od Hosokawa, o Tada, o Ikeda per quanto hanno potuto, è qualcosa che è dipeso e dipende da ragioni assai personali, e non importa poi molto.
L'aikido italiano, nei suoi massimi livelli, dovrebbe andare fiero di questa varietà di apporti e sistemi di insegnamento, e invece pare vergognarsene.
E' in corso da anni, o meglio da quando i vicedirettori didattici sono venuti meno, una operazione di rimozione di questo passato che lascia basiti.
Il tentativo sembra essere quello di cancellare quelle esperienze in nome di una fraintesa esigenza di omogeneità, quasi che occorra ricondurre ad unità un movimento che si è invece nutrito della trentennale e quarantennale opera di instancabile insegnamento di autentici campioni dell'aikido, ammirati e desiderati da praticanti di ogni provenienza.
E' una politica ottusa e masochistica e che alla lunga provocherà divisioni e sta già minando profondamente il senso di una comune appartenenza.
Personalmente, io che aderisco, diciamo così, alla linea che ho visto illustrata dal Maestro Fujimoto, non avrei nulla, ma davvero nulla in contrario se, per esempio, un istruttore che avesse seguito per molti anni il Maestro Hosokawa, tenesse degli stage che, dichiaratamente, volessero perpetuarne l'indirizzo didattico.
Troverei assolutamente normale e anzi auspicabile che tali raduni avessero l'avallo della associazione tutta e che permettessero di maturare, a chi li frequentasse, i giorni necessari alla docenza e all'insegnamento.
Questo è stato ed è l'aikido italiano.
Varietà, molteplicità, scambio di visioni.
Tentare di soffocare questa natura è tragicamente sbagliato e alla lunga porta a divisioni maggiori e prepara a future scissioni.
In poche parole è sciocco e miope.
Ed è anche codardo, perchè se si voleva fare questa operazione occorreva farlo mentre quei Maestri erano in vita, e non aspettarne la uscita di scena.
Io spero, ma non sono troppo ottimista, che uno scatto di orgoglio e intelligenza nei vertici e in chi sostiene questa sorta di goffa e grottesca pulizia etnica faccia sì che tanto si arresti immediatamente, e per il bene dell'aikido italiano tutto.
Per canto mio, mi rifiuto di partecipare a stage ai quali mi obbligano e che non soddisfano nulla di quanto io mi aspetti in termini didattici e adeguatezza tecnica.
Non è questo che aiuterà il nostro movimento.
Ai normalizzatori vorrei ricordare che hanno a che fare con esseri pensanti, e che la maggior parte di questi non potranno tollerare costrizioni e arroganze.
I monopoli legali, in un campo quale è quello in questione, sono assurdi e inaccettabili.
E ora, come si conclude talvolta, un cordiale "tanto Vi dovevo".
Si tratta di un fatto disdicevole, e costituisce un frutto avvelenato che andava assolutamente evitato per il bene della associazione nel suo complesso.
E' un gesto sbagliato per molte ragioni.
E' semplicemente ridicolo, in generale, che stage che vengono diretti da shihan internazionali vengano qualificati quali "ordinari" e non contribuiscano a costituire il "monte ore" necessario alla conservazione delle docenze e delle qualifiche di esaminatori.
Dunque quanto meno Laces andava trattato diversamente.
Si, lo so bene che shihan ce ne sono tanti, per così dire, ma è pur vero che privare di riconoscimento un momento formativo come quello di un raduno condotto da chi ha ricevuto, a torto o a ragione, lo status di "bussola" dal vertice dell'aikido mondiale attesta una chiusura che trovo assurda e un protezionismo del tutto fuori dal tempo.
Ma oltre a questo, ciò che manca completamente nell'attuale conformazione dell'aikido italiano, è la valorizzazione della sua straordinaria storia di varietà di apporti e di conoscenze, e che la rende a mio giudizio unica e irripetibile nel panorama aikidoistico internazionale.
Abbiamo avuto all'opera, prima che una serie di sfortunati accadimenti ce li portassero via, grandissimi Maestri e tanto è avvenuto per diversi decenni.
Quale altra nazione europea può vantare una storia di così tanta ricchezza e fortuna?
Questi shihan (perchè di questo si trattava), hanno sviluppato una loro linea, e c'è gente che ha praticato e imparato prevalentemente quei sistemi.
Perchè hanno preferito concentrarsi sul metodo impostato dal Maestro Fujimoto, od Hosokawa, o Tada, o Ikeda per quanto hanno potuto, è qualcosa che è dipeso e dipende da ragioni assai personali, e non importa poi molto.
L'aikido italiano, nei suoi massimi livelli, dovrebbe andare fiero di questa varietà di apporti e sistemi di insegnamento, e invece pare vergognarsene.
E' in corso da anni, o meglio da quando i vicedirettori didattici sono venuti meno, una operazione di rimozione di questo passato che lascia basiti.
Il tentativo sembra essere quello di cancellare quelle esperienze in nome di una fraintesa esigenza di omogeneità, quasi che occorra ricondurre ad unità un movimento che si è invece nutrito della trentennale e quarantennale opera di instancabile insegnamento di autentici campioni dell'aikido, ammirati e desiderati da praticanti di ogni provenienza.
E' una politica ottusa e masochistica e che alla lunga provocherà divisioni e sta già minando profondamente il senso di una comune appartenenza.
Personalmente, io che aderisco, diciamo così, alla linea che ho visto illustrata dal Maestro Fujimoto, non avrei nulla, ma davvero nulla in contrario se, per esempio, un istruttore che avesse seguito per molti anni il Maestro Hosokawa, tenesse degli stage che, dichiaratamente, volessero perpetuarne l'indirizzo didattico.
Troverei assolutamente normale e anzi auspicabile che tali raduni avessero l'avallo della associazione tutta e che permettessero di maturare, a chi li frequentasse, i giorni necessari alla docenza e all'insegnamento.
Questo è stato ed è l'aikido italiano.
Varietà, molteplicità, scambio di visioni.
Tentare di soffocare questa natura è tragicamente sbagliato e alla lunga porta a divisioni maggiori e prepara a future scissioni.
In poche parole è sciocco e miope.
Ed è anche codardo, perchè se si voleva fare questa operazione occorreva farlo mentre quei Maestri erano in vita, e non aspettarne la uscita di scena.
Io spero, ma non sono troppo ottimista, che uno scatto di orgoglio e intelligenza nei vertici e in chi sostiene questa sorta di goffa e grottesca pulizia etnica faccia sì che tanto si arresti immediatamente, e per il bene dell'aikido italiano tutto.
Per canto mio, mi rifiuto di partecipare a stage ai quali mi obbligano e che non soddisfano nulla di quanto io mi aspetti in termini didattici e adeguatezza tecnica.
Non è questo che aiuterà il nostro movimento.
Ai normalizzatori vorrei ricordare che hanno a che fare con esseri pensanti, e che la maggior parte di questi non potranno tollerare costrizioni e arroganze.
I monopoli legali, in un campo quale è quello in questione, sono assurdi e inaccettabili.
E ora, come si conclude talvolta, un cordiale "tanto Vi dovevo".
giovedì 16 luglio 2015
Laces 2015
Una Laces calda e a tratti torrida ha visto celebrato anche questa edizione del raduno al quale chiunque partecipi non può che essere affezionato e legato.
Tantissimo lavoro affrontato con dedizione e autentica passione da un gruppo per fortuna nutrito e di diverse provenienze, che ha visto alternarsi le lezioni domestiche dirette da Travaglini e Foglietta a quelle del Maestro Osawa, shihan di squisita gentilezza e umanità prima ancora che particolarissimo e apprezzatissimo esecutore e didatta.
Clima, aikidoisticamente parlando, bello e difficile da trovare in altre occasioni in Italia e nel mondo.
Come sempre accade, sono state illustrate e praticate tecniche base sino ai waza più complessi e di elevata difficoltà, e mi è parso che la cosa abbia funzionato e abbia lasciato entusiasmo e soddisfazione.
A quanto pare qualcuno, nelle alte sfere, briga perché questo straordinario raduno venga ridotto alla ordinaria vita della associazione, e questa sarebbe una cattiva notizia per tutto l'aikido italiano, e direi l'ennesimo errore di una gestione che non ha saputo e non sa unire le tante anime del nostro movimento.
Attendiamo gli eventi.
Per quanto mi riguarda, sostenuto un brutto esame comunque superato, ho trovato molti spunti e suggerimenti che vorrei trasmettere a chi pratica con me.
Dalla Puglia eravamo, sotto la guida morale e materiale (la macchina era la sua) del maestro Casale, del quale attendiamo ansiosi una promozione a rokudan (e che ha tenuto una bella lezione, neanche a dirlo, in gran parte composta da tecniche in ginocchio), in tanti, e credo che questa sia una cosa apprezzata e della quale dobbiamo essere fieri.
Già pensavamo tutti, allo scoccare dell'ultima lezione, all'anno prossimo, nel quale speriamo di essere di più e poi ancora di più.
Un sincero augurio di buone vacanze e di una ripresa aikidoistica ricca di soddisfazioni ed energia.
Buon aikido.
A presto.
Tantissimo lavoro affrontato con dedizione e autentica passione da un gruppo per fortuna nutrito e di diverse provenienze, che ha visto alternarsi le lezioni domestiche dirette da Travaglini e Foglietta a quelle del Maestro Osawa, shihan di squisita gentilezza e umanità prima ancora che particolarissimo e apprezzatissimo esecutore e didatta.
Clima, aikidoisticamente parlando, bello e difficile da trovare in altre occasioni in Italia e nel mondo.
Come sempre accade, sono state illustrate e praticate tecniche base sino ai waza più complessi e di elevata difficoltà, e mi è parso che la cosa abbia funzionato e abbia lasciato entusiasmo e soddisfazione.
A quanto pare qualcuno, nelle alte sfere, briga perché questo straordinario raduno venga ridotto alla ordinaria vita della associazione, e questa sarebbe una cattiva notizia per tutto l'aikido italiano, e direi l'ennesimo errore di una gestione che non ha saputo e non sa unire le tante anime del nostro movimento.
Attendiamo gli eventi.
Per quanto mi riguarda, sostenuto un brutto esame comunque superato, ho trovato molti spunti e suggerimenti che vorrei trasmettere a chi pratica con me.
Dalla Puglia eravamo, sotto la guida morale e materiale (la macchina era la sua) del maestro Casale, del quale attendiamo ansiosi una promozione a rokudan (e che ha tenuto una bella lezione, neanche a dirlo, in gran parte composta da tecniche in ginocchio), in tanti, e credo che questa sia una cosa apprezzata e della quale dobbiamo essere fieri.
Già pensavamo tutti, allo scoccare dell'ultima lezione, all'anno prossimo, nel quale speriamo di essere di più e poi ancora di più.
Un sincero augurio di buone vacanze e di una ripresa aikidoistica ricca di soddisfazioni ed energia.
Buon aikido.
A presto.
domenica 31 maggio 2015
Montenegro a Bari
Raduno svolto, e palpabile soddisfazione generale.
Praticanti affluiti in gran numero dalla provincia di Bari (direte voi, capirai che notizia; ma vi assicuro che non è così; bisogna convincere, dalle parti nostre, almeno, anche i ragazzi che sono del posto che ospita lo stage), ma anche da Foggia (e questo, lo voglio dire, mi rende orgoglioso del mio gruppo) e Lecce (e questa è, decisamente, una notizia!).
Un raduno autenticamente regionale, con qualche graditissimo apporto campano che ha dato un respiro ancora più ampio all'appuntamento.
Che dire, è una grande soddisfazione e al contempo un segno che dà fiducia.
Vuol dire, a mio giudizio, che molte persone, a qualunque latitudine, hanno voglia di aikido di qualità.
Vuol dire, ancora, che un istruttore giovane e straordinariamente preparato, con un vissuto di esperienze prezioso e specialissimo, puù catalizzare attorno a sè persone alle quali non si offrono stage gratuiti o imposti, ma contenuti e competenze.
Vuol dire che il futuro di questa associazione, quale che sia il pressapochismo di chi la dirige, può essere florido e non ridursi ad una celebrazione stanca del passato.
Montenegro, dal canto suo, continua a mostrare grande e interessante personalità.
Anzitutto il metodo che ha scelto, che è quello di considerare gli eventi che si svolgono da queste parti come momenti di un più ampio percorso formativo, con un preciso programma che viene portato avanti da appuntamento ad appuntamento, il che dimostra una grande razionalità didattica e l'intento di "seguire" questo gruppo di persone anno dopo anno piuttosto che celebrare se stesso.
In secondo luogo, per la assenza di ogni tentativo di spettacolarizzazione, la severità dell'approccio nelle tecniche che decide di mostrare, che non tradisce alcuna ansia da prestazione, e che non indulge alla tentazione di "soddisfare" una "clientela".
In questo caso, ad esempio, ha insegnato tecniche decisamente complesse portando avanti un intento schiettamente didattico, avendo chiamato attacchi da ushiro eri dori (nella forma "ultima" prevalentemente insegnata dal Maestro Fujimoto), e continuamente richiamando all'esigenza di prestare attenzione, non lasciarsi andare alla frenesia, ma studiare con calma e concentrandosi sugli aspetti di maggiore precisione e dettaglio.
Davvero bello, e per di più appassionante, questo dicono i riscontri, per tipologie di praticanti di ogni genere, giovani e meno, preparati e meno, considerato peraltro che, quando si pratica in questo modo, la differenza tra avanzati e non in un certo senso evapora, perchè per tutti la ricerca della tecnica è fonte di impegno, attenzione, dedizione costante.
Così era con il Maestro.
Non esistevano esercizi che per i quali si potesse dire "questo lo so fare".
Anche se l'avevi fatto mille volte, avresti dovuto fare uno sforzo per migliorare ancora, e poi ancora, esattamente come per quelle tecniche o movimenti che affrontavi per la prima volta.
Vuol dire questo "ichi go ichi e".
Bravo al maestro Montenegro, perchè questa era la via che era stata tracciata e che lui sta portando avanti con grande capacità e professionalità.
L'anno prossimo altri due appuntamenti, forse anche di più.
Venite, e sono certo che vi piacerà.
A presto.
Praticanti affluiti in gran numero dalla provincia di Bari (direte voi, capirai che notizia; ma vi assicuro che non è così; bisogna convincere, dalle parti nostre, almeno, anche i ragazzi che sono del posto che ospita lo stage), ma anche da Foggia (e questo, lo voglio dire, mi rende orgoglioso del mio gruppo) e Lecce (e questa è, decisamente, una notizia!).
Un raduno autenticamente regionale, con qualche graditissimo apporto campano che ha dato un respiro ancora più ampio all'appuntamento.
Che dire, è una grande soddisfazione e al contempo un segno che dà fiducia.
Vuol dire, a mio giudizio, che molte persone, a qualunque latitudine, hanno voglia di aikido di qualità.
Vuol dire, ancora, che un istruttore giovane e straordinariamente preparato, con un vissuto di esperienze prezioso e specialissimo, puù catalizzare attorno a sè persone alle quali non si offrono stage gratuiti o imposti, ma contenuti e competenze.
Vuol dire che il futuro di questa associazione, quale che sia il pressapochismo di chi la dirige, può essere florido e non ridursi ad una celebrazione stanca del passato.
Montenegro, dal canto suo, continua a mostrare grande e interessante personalità.
Anzitutto il metodo che ha scelto, che è quello di considerare gli eventi che si svolgono da queste parti come momenti di un più ampio percorso formativo, con un preciso programma che viene portato avanti da appuntamento ad appuntamento, il che dimostra una grande razionalità didattica e l'intento di "seguire" questo gruppo di persone anno dopo anno piuttosto che celebrare se stesso.
In secondo luogo, per la assenza di ogni tentativo di spettacolarizzazione, la severità dell'approccio nelle tecniche che decide di mostrare, che non tradisce alcuna ansia da prestazione, e che non indulge alla tentazione di "soddisfare" una "clientela".
In questo caso, ad esempio, ha insegnato tecniche decisamente complesse portando avanti un intento schiettamente didattico, avendo chiamato attacchi da ushiro eri dori (nella forma "ultima" prevalentemente insegnata dal Maestro Fujimoto), e continuamente richiamando all'esigenza di prestare attenzione, non lasciarsi andare alla frenesia, ma studiare con calma e concentrandosi sugli aspetti di maggiore precisione e dettaglio.
Davvero bello, e per di più appassionante, questo dicono i riscontri, per tipologie di praticanti di ogni genere, giovani e meno, preparati e meno, considerato peraltro che, quando si pratica in questo modo, la differenza tra avanzati e non in un certo senso evapora, perchè per tutti la ricerca della tecnica è fonte di impegno, attenzione, dedizione costante.
Così era con il Maestro.
Non esistevano esercizi che per i quali si potesse dire "questo lo so fare".
Anche se l'avevi fatto mille volte, avresti dovuto fare uno sforzo per migliorare ancora, e poi ancora, esattamente come per quelle tecniche o movimenti che affrontavi per la prima volta.
Vuol dire questo "ichi go ichi e".
Bravo al maestro Montenegro, perchè questa era la via che era stata tracciata e che lui sta portando avanti con grande capacità e professionalità.
L'anno prossimo altri due appuntamenti, forse anche di più.
Venite, e sono certo che vi piacerà.
A presto.
sabato 16 maggio 2015
stage del maestro Montenegro a Bari, 23 e 24 maggio
E' un grande piacere per me segnalare il prossimo svolgimento (sabato e domenica venturi), a Bari, del terzo stage del maestro Montenegro, organizzato dal waka ki dojo diretto da sensei Domenico Casale.
Come non mi stancherò mai di ripetere, questo appuntamento costituisce una grande occasione per vivere una esperienza didattica in un certo senso "superiore", perchè consente di intuire quale livello di attenzione e ricerca della perfezione si celi dietro i grandi shihan giapponesi e chi li ha assistiti e coadiuvati nel loro lavoro.
Lo dico, qualche volta, ai miei allievi.
Daniele Montenegro ha sostanzialmente gli stessi anni di pratica miei, e circa dieci (o forse più) anni di aikido meno del maestro Casale (e di qualche insegnante del waka ki dojo).
Verrebbe la tentazione di sminuire, allora, e dire che si, è bravo, ma alla fin fine non abbiamo poi molto da imparare da questo insegnante.
Che diamine, venticinque o trentacinque anni di pratica, non dobbiamo prendere lezioni da nessuno!
Ma non è così, e per questo lo invitiamo e continuiamo a farlo.
Quest'ancora giovane uomo ha vissuto una vicinanza invidiabile e tuttavia durissima ad uno dei più incredibili maestri di aikido che l'Italia ed il mondo intero abbiano avuto la fortuna di vedere all'opera, prestando la sua opera con straordinaria dedizione e impegno al fianco del Maestro Fujimoto, e recependone con grandissima attenzione ogni segreto e più particolare dettaglio.
Tramanda con ammirevole puntualità e devozione l'insegnamento ricevuto, e le lezioni che svolge riproducono con stupefacente fedeltà quelle del Maestro.
Dunque invito fortissimamente a partecipare, in gran numero, a quello che è certamente un importantissimo appuntamento per l'aikido pugliese, e ritengo non solo regionale, considerato che questo istruttore non svolge molti raduni in Italia essendo invitato e valorizzato prevalentemente all'estero.
Anche su questo sarebbe il caso di riflettere e seriamente.
Venite, e vi divertirete. Credetemi.
A presto.
Come non mi stancherò mai di ripetere, questo appuntamento costituisce una grande occasione per vivere una esperienza didattica in un certo senso "superiore", perchè consente di intuire quale livello di attenzione e ricerca della perfezione si celi dietro i grandi shihan giapponesi e chi li ha assistiti e coadiuvati nel loro lavoro.
Lo dico, qualche volta, ai miei allievi.
Daniele Montenegro ha sostanzialmente gli stessi anni di pratica miei, e circa dieci (o forse più) anni di aikido meno del maestro Casale (e di qualche insegnante del waka ki dojo).
Verrebbe la tentazione di sminuire, allora, e dire che si, è bravo, ma alla fin fine non abbiamo poi molto da imparare da questo insegnante.
Che diamine, venticinque o trentacinque anni di pratica, non dobbiamo prendere lezioni da nessuno!
Ma non è così, e per questo lo invitiamo e continuiamo a farlo.
Quest'ancora giovane uomo ha vissuto una vicinanza invidiabile e tuttavia durissima ad uno dei più incredibili maestri di aikido che l'Italia ed il mondo intero abbiano avuto la fortuna di vedere all'opera, prestando la sua opera con straordinaria dedizione e impegno al fianco del Maestro Fujimoto, e recependone con grandissima attenzione ogni segreto e più particolare dettaglio.
Tramanda con ammirevole puntualità e devozione l'insegnamento ricevuto, e le lezioni che svolge riproducono con stupefacente fedeltà quelle del Maestro.
Dunque invito fortissimamente a partecipare, in gran numero, a quello che è certamente un importantissimo appuntamento per l'aikido pugliese, e ritengo non solo regionale, considerato che questo istruttore non svolge molti raduni in Italia essendo invitato e valorizzato prevalentemente all'estero.
Anche su questo sarebbe il caso di riflettere e seriamente.
Venite, e vi divertirete. Credetemi.
A presto.
domenica 5 aprile 2015
sabato prossimo, stage lezione
Nell'augurare una buona Pasqua, voglio ricordare a tutti coloro i quali volessero cogliere l'occasione per approfondire il proprio studio, e in specie agli aikidosti di Foggia e dintorni, che sabato undici organizzeremo una lezione/stage di una sola sessione sotto la guida di Domenico Casale, attualmente V dan Aikikai d'Italia, responsabile del Waka Ki Dojo di Bari.
Lo stage, o lezione straordinaria (chiamatela come volete), si svolgerà presso la nostra palestra, nel pomeriggio dell'11 aprile appunto, e spero vedrà la partecipazione di un apprezzabile numero di praticanti.
Il maestro Casale è anzitutto un ottimo e importante insegnante della Aikikai tutta, di quelli che hanno visto l'aikido italiano maturare, dopo una prima fase pionieristica, attraversando vari e talvolta esaltanti momenti di crescita, entusiasmo, varietà di apporti ed esperienze.
Ha girato tutta l'Italia alla corte di grandi Maestri dei quali è stato spesso uke apprezzato e prezioso collaboratore.
Hanno visto, Casale e la sua generazione, operare tante enormi personalità giapponesi, tra i migliori shihan al mondo, ed è davvero affascinante sentirlo raccontare di quegli stage e di quelle esperienze, delle personalità conosciute e seguite con dedizione e ammirazione, della autentica passione che ha unito in quei decenni migliaia di aikidosti, ma anche le peripezie attraversate per aprire i dojo, radicarli, e i palloni gonfiati, o al contrario gli uomini e le donne di grande valore che ha conosciuto e con i quali ha condiviso quei momenti.
Nell'agire tecnicamente, è evidente il suo avere scelto, dopo un percorso fatto di vari apporti e suggestioni, la strada indicata dal Maestro Fujimoto, al quale lo legava peraltro una vera amicizia, naturalmente nei limiti di quella che può esserci tra un allievo e un docente, nel rispetto dei ruoli.
Lo vidi insegnare, Mimmo, nel corso di uno stage che per qualche anno organizzarono a Bari sotto la direzione di vari insegnanti, e mi colpì molto, oltre che la sua tecnica lineare ed elegante, la sua personalità, così diversa dall'istrionismo degli altri due, davvero impressionanti per narcisismo e una certa evidente tendenza alla vanagloria.
Da allora l'ho invitato spesso, e da lui porto i ragazzi del mio corso a sostenere gli esami di fine anno.
Per chi avrà la voglia di partecipare, sarà un momento di crescita e progresso aikidoistico, ed è per questo che ho ritenuto importante organizzare questo appuntamento.
Vi aspetto in tanti.
A sabato prossimo.
Lo stage, o lezione straordinaria (chiamatela come volete), si svolgerà presso la nostra palestra, nel pomeriggio dell'11 aprile appunto, e spero vedrà la partecipazione di un apprezzabile numero di praticanti.
Il maestro Casale è anzitutto un ottimo e importante insegnante della Aikikai tutta, di quelli che hanno visto l'aikido italiano maturare, dopo una prima fase pionieristica, attraversando vari e talvolta esaltanti momenti di crescita, entusiasmo, varietà di apporti ed esperienze.
Ha girato tutta l'Italia alla corte di grandi Maestri dei quali è stato spesso uke apprezzato e prezioso collaboratore.
Hanno visto, Casale e la sua generazione, operare tante enormi personalità giapponesi, tra i migliori shihan al mondo, ed è davvero affascinante sentirlo raccontare di quegli stage e di quelle esperienze, delle personalità conosciute e seguite con dedizione e ammirazione, della autentica passione che ha unito in quei decenni migliaia di aikidosti, ma anche le peripezie attraversate per aprire i dojo, radicarli, e i palloni gonfiati, o al contrario gli uomini e le donne di grande valore che ha conosciuto e con i quali ha condiviso quei momenti.
Nell'agire tecnicamente, è evidente il suo avere scelto, dopo un percorso fatto di vari apporti e suggestioni, la strada indicata dal Maestro Fujimoto, al quale lo legava peraltro una vera amicizia, naturalmente nei limiti di quella che può esserci tra un allievo e un docente, nel rispetto dei ruoli.
Lo vidi insegnare, Mimmo, nel corso di uno stage che per qualche anno organizzarono a Bari sotto la direzione di vari insegnanti, e mi colpì molto, oltre che la sua tecnica lineare ed elegante, la sua personalità, così diversa dall'istrionismo degli altri due, davvero impressionanti per narcisismo e una certa evidente tendenza alla vanagloria.
Da allora l'ho invitato spesso, e da lui porto i ragazzi del mio corso a sostenere gli esami di fine anno.
Per chi avrà la voglia di partecipare, sarà un momento di crescita e progresso aikidoistico, ed è per questo che ho ritenuto importante organizzare questo appuntamento.
Vi aspetto in tanti.
A sabato prossimo.
sabato 21 febbraio 2015
La mia stele di Rosetta
Si può avere la fortuna, qualche volta nella vita, di incontrare qualcuno che risulta illuminante, e che riesce, in qualche modo, a chiarire ciò che altrimenti era destinato a rimanere oscuro e non ben comprensibile.
E' una esperienza che può verificarsi negli ambiti più disparati, taluni magari molto personali, talatri legati al lavoro, o a qualche altro interesse di vita.
La fortuna di vivere questa esperienza a me è capitata, nella mia pratica aikidoistica, e ad essa devo probabilmente, per non dire certamente, moltissima della mia personalità e del mio modo di affrontare le cose un pò in tutti i momenti del mio agire quotidiano.
Mi riferisco naturalmente al mio incontro con il maestro Fujimoto, con il quale ho intrapreso un cammino aikidoistico completamente nuovo e appunto infinitamente più consapevole.
E' stato, per me, come rinvenire la mia "stele di Rosetta", trovare ciò che ti permette di comprendere quello che era altrimenti dinanzi agli occhi ma di cui non si aveva la chiave per capire il significato.
Cosa voleva dire l'aikido, il perchè del generarsi delle sue tecniche, il senso profondo della sua etica, l'ho finalmente compreso grazie alla sapienza di questo immenso maestro, che era anzitutto un geniale didatta, prima ancora che un magnifico esecutore e ricercatore della disciplina.
Sono assolutamente convinto, l'ho già detto, che probabilmente avrei smesso la pratica aikidoistica ove quell'incontro non ci fosse stato, e, anche questo l'ho detto e lo ribadisco, coloro i quali non l'hanno compreso sono quelli che più spesso tentano di "riempire" la propria esperienza marziale con ogni sorta di diversivo.
Riempire una pratica che risulta a un certo punto noiosa e insoddisfacente con altre discipline, quali, non so, la scrittura, lo iaido, il jodo, o il buddismo tantrico, è un qualcosa che seguendo il Maestro non si sentiva e non si sente il bisogno di fare.
Il suo insegnamento era incredibilmente vario e articolato, magari complesso e di non facile comprensione, ma sempre straordinariamente stimolante e ricco.
Era come dicevo un ricercatore, in qualche modo uno sperimentatore, ma accompagnava sempre la ricerca e la sperimentazione con un rigore ed una attenzione alla non dispersione delle basi e dei fondamenti che impediva voli pindarici ed eccessive licenze poetiche.
Le tecniche, nelle lezioni e negli enbukai, erano perfettamente riconoscibili, eseguite con impressionante creatività e tuttavia ineccepibili in tutti i passaggi e nel loro esplicarsi.
Ci sono altri maestri molto creativi, lo vediamo anche nei video di alcuni shihan, ma le tecniche spesso spariscono, diventano qualcosa di simile ad una melassa di waza i cui singoli momenti divengono indistinguibili.
Il Maestro spesso, sorridendo sarcastico, diceva di fare cose semplici, di non esagerare con lo spettacolo, di non "fare i fenomeni".
Anche di qualche grandissimo maestro diceva che lui può fare certe cose perchè "è un fenomeno".
Forse mi sbaglio, ma penso fosse sano cinismo e ci fosse una certa evidente ironia.
Comunque, con lui ho capito praticamente tutto.
Mi ha dato la chiave per comprendere.
A chi gli chiedeva di parlare del ki, totem spesso frainteso del nostro mondo, sorrideva beffardo e diceva che ne avrebbe parlato da vecchio.
Eppure il suo ki era impressionante, qualunque sia la accezione che di questo concetto vogliamo assumere.
E' andato incontro alla morte con una dignità e coraggio, non mi stancherò mai di ripeterlo, degni del più valoroso dei guerrieri, o semplicemente degli uomini.
Spero di avere, quando dovesse succedere a me, anche solo la metà della sua serenità, attenzione agli altri, e del suo amore per la vita e per il suo ruolo di guida.
Mi manca e ci manca infinitamente, e davvero si può dire che il suo ricordo, ed il suo inarrivabile insegnamento, sono tra noi tutti i giorni e in tutti i momenti in cui facciamo aikido o pensiamo all'aikido.
Mi piacerebbe che venisse ricordato anche per la sua straordinaria carica umana, la sua simpatia ed entusiasmo contagiosi, la sua capacità di dare importanza a chiunque lo seguisse e gli mostrasse un pò di attenzione e passione.
Addio, Maestro Fujimoto.
La mia stele di Rosetta, che porto sempre con me.
E' una esperienza che può verificarsi negli ambiti più disparati, taluni magari molto personali, talatri legati al lavoro, o a qualche altro interesse di vita.
La fortuna di vivere questa esperienza a me è capitata, nella mia pratica aikidoistica, e ad essa devo probabilmente, per non dire certamente, moltissima della mia personalità e del mio modo di affrontare le cose un pò in tutti i momenti del mio agire quotidiano.
Mi riferisco naturalmente al mio incontro con il maestro Fujimoto, con il quale ho intrapreso un cammino aikidoistico completamente nuovo e appunto infinitamente più consapevole.
E' stato, per me, come rinvenire la mia "stele di Rosetta", trovare ciò che ti permette di comprendere quello che era altrimenti dinanzi agli occhi ma di cui non si aveva la chiave per capire il significato.
Cosa voleva dire l'aikido, il perchè del generarsi delle sue tecniche, il senso profondo della sua etica, l'ho finalmente compreso grazie alla sapienza di questo immenso maestro, che era anzitutto un geniale didatta, prima ancora che un magnifico esecutore e ricercatore della disciplina.
Sono assolutamente convinto, l'ho già detto, che probabilmente avrei smesso la pratica aikidoistica ove quell'incontro non ci fosse stato, e, anche questo l'ho detto e lo ribadisco, coloro i quali non l'hanno compreso sono quelli che più spesso tentano di "riempire" la propria esperienza marziale con ogni sorta di diversivo.
Riempire una pratica che risulta a un certo punto noiosa e insoddisfacente con altre discipline, quali, non so, la scrittura, lo iaido, il jodo, o il buddismo tantrico, è un qualcosa che seguendo il Maestro non si sentiva e non si sente il bisogno di fare.
Il suo insegnamento era incredibilmente vario e articolato, magari complesso e di non facile comprensione, ma sempre straordinariamente stimolante e ricco.
Era come dicevo un ricercatore, in qualche modo uno sperimentatore, ma accompagnava sempre la ricerca e la sperimentazione con un rigore ed una attenzione alla non dispersione delle basi e dei fondamenti che impediva voli pindarici ed eccessive licenze poetiche.
Le tecniche, nelle lezioni e negli enbukai, erano perfettamente riconoscibili, eseguite con impressionante creatività e tuttavia ineccepibili in tutti i passaggi e nel loro esplicarsi.
Ci sono altri maestri molto creativi, lo vediamo anche nei video di alcuni shihan, ma le tecniche spesso spariscono, diventano qualcosa di simile ad una melassa di waza i cui singoli momenti divengono indistinguibili.
Il Maestro spesso, sorridendo sarcastico, diceva di fare cose semplici, di non esagerare con lo spettacolo, di non "fare i fenomeni".
Anche di qualche grandissimo maestro diceva che lui può fare certe cose perchè "è un fenomeno".
Forse mi sbaglio, ma penso fosse sano cinismo e ci fosse una certa evidente ironia.
Comunque, con lui ho capito praticamente tutto.
Mi ha dato la chiave per comprendere.
A chi gli chiedeva di parlare del ki, totem spesso frainteso del nostro mondo, sorrideva beffardo e diceva che ne avrebbe parlato da vecchio.
Eppure il suo ki era impressionante, qualunque sia la accezione che di questo concetto vogliamo assumere.
E' andato incontro alla morte con una dignità e coraggio, non mi stancherò mai di ripeterlo, degni del più valoroso dei guerrieri, o semplicemente degli uomini.
Spero di avere, quando dovesse succedere a me, anche solo la metà della sua serenità, attenzione agli altri, e del suo amore per la vita e per il suo ruolo di guida.
Mi manca e ci manca infinitamente, e davvero si può dire che il suo ricordo, ed il suo inarrivabile insegnamento, sono tra noi tutti i giorni e in tutti i momenti in cui facciamo aikido o pensiamo all'aikido.
Mi piacerebbe che venisse ricordato anche per la sua straordinaria carica umana, la sua simpatia ed entusiasmo contagiosi, la sua capacità di dare importanza a chiunque lo seguisse e gli mostrasse un pò di attenzione e passione.
Addio, Maestro Fujimoto.
La mia stele di Rosetta, che porto sempre con me.
sabato 3 gennaio 2015
Tentare di insegnare aikido alla "generazione you tube"
Il dojo che dirigo, a Foggia, è un piccolo dojo.
Mai avuto grandi numeri.
Al massimo dieci, quindici persone.
Del resto, è nato in condizioni particolari, dal nulla, senza alcun sostegno di alcun genere; in un contesto aikidoisticamente ostile, verrebbe da dire.
I primi anni, anzi, ero spesso solo.
Dunque dieci persone, nell'arco di pochissimi anni, mi sembrano un risultato ragguardevole.
Si sa, alla fine di ogni anno qualcuno se ne va.
Chi per pigrizia (la maggior parte dei casi), chi perchè si trasferisce altrove.
Ogni anno c'è un certo ricambio.
In questa stagione, questo mi fa riflettere, ho avuto qualche nuova iscrizione, ma manca completamente (tra i nuovi iscritti) la generazione tra i sedici e i trent'anni.
Eppure Foggia è piena di ragazzi.
C'è l'Università.
Ma dove diavolo sono gli studenti?
Lo scorso anno ce n'era qualcuno, ma a fine stagione non è tornato.
Io mi chiedo spesso perchè, me ne faccio un pò un cruccio.
In parte è certamente colpa mia, sarò un insegnante noioso.
Però è comunque strano.
Quella fascia di età dovrebbe riempire le palestre, anche di aikido.
Non mi risulta che sia così.
I ragazzi che arrivano in palestra, e chiedono di provare, magari provano, sembrano interessati.
Vorrebbero praticare, talvolta si iscrivono e sembrano contenti.
Però, dopo un pò, ho la sensazione che inizino a distrarsi.
Ad essere inquieti.
Poi, un giorno, mentre ero a casa al computer, mi è venuta voglia di guardare documentari su you tube.
Ho scelto l'argomento: l'universo.
Ho iniziato a guardare, e mi piaceva, ma a destra della schermata il canale mi suggeriva di tutto: pianeti, stelle, leoni contro iene, serpenti giganti, aikido, e ogni genere di argomento affascinante.
Ho dovuto dominare l'impulso fortissimo di cambiare, smettere di guardare l'universo, e cliccare qualcosaltro.
Allora mi è parso di capire.
Ho a che fare con la generazione you tube.
Non è che non gli piaccia quello che gli faccio fare.
A qualcuno piace.
L'aikido è bellissimo, affascinante, ma credo che gli sembri intollerabile "fermarsi" in un posto, concentrarsi solo su una cosa tra altre.
Come sarebbe, sembrano dire, che devo praticare anni solo questo per raggiungere un qualche minimo risultato!
Eppure è così.
Non posso farci nulla.
Ogni attività che abbia un qualche serio fondamento di tecnica e abilità, è così.
Ma molti dei potenziali praticanti, quelli più interessanti dal punto di vista del progresso della disciplina per l'età che hanno, sembrano spesso incapaci di non distrarsi e cedere alla voglia di fare e vedere altro, provare subito qualcosa di diverso.
Credo di non poterci fare molto.
Posso solo cercare di insegnare e praticare meglio possibile.
Fare capire a chiunque sia interessato che non può esserci una vera esperienza di conoscenza se non dedicando una parte apprezzabile della propria vita e del proprio tempo all'apprendimento.
Che non ci sono traguardi semplici, se si vogliono raggiongere traguardi che valgano qualcosa.
Mi dico questo, e allora mi tranquillizzo un pò, e penso che ci sono dei bambini che vengono a praticare e paiono contenti.
Una certa inquietudine tuttavia mi rimane...
Cosa accadrà quando entreranno anche loro nella generazione you tube?
Mai avuto grandi numeri.
Al massimo dieci, quindici persone.
Del resto, è nato in condizioni particolari, dal nulla, senza alcun sostegno di alcun genere; in un contesto aikidoisticamente ostile, verrebbe da dire.
I primi anni, anzi, ero spesso solo.
Dunque dieci persone, nell'arco di pochissimi anni, mi sembrano un risultato ragguardevole.
Si sa, alla fine di ogni anno qualcuno se ne va.
Chi per pigrizia (la maggior parte dei casi), chi perchè si trasferisce altrove.
Ogni anno c'è un certo ricambio.
In questa stagione, questo mi fa riflettere, ho avuto qualche nuova iscrizione, ma manca completamente (tra i nuovi iscritti) la generazione tra i sedici e i trent'anni.
Eppure Foggia è piena di ragazzi.
C'è l'Università.
Ma dove diavolo sono gli studenti?
Lo scorso anno ce n'era qualcuno, ma a fine stagione non è tornato.
Io mi chiedo spesso perchè, me ne faccio un pò un cruccio.
In parte è certamente colpa mia, sarò un insegnante noioso.
Però è comunque strano.
Quella fascia di età dovrebbe riempire le palestre, anche di aikido.
Non mi risulta che sia così.
I ragazzi che arrivano in palestra, e chiedono di provare, magari provano, sembrano interessati.
Vorrebbero praticare, talvolta si iscrivono e sembrano contenti.
Però, dopo un pò, ho la sensazione che inizino a distrarsi.
Ad essere inquieti.
Poi, un giorno, mentre ero a casa al computer, mi è venuta voglia di guardare documentari su you tube.
Ho scelto l'argomento: l'universo.
Ho iniziato a guardare, e mi piaceva, ma a destra della schermata il canale mi suggeriva di tutto: pianeti, stelle, leoni contro iene, serpenti giganti, aikido, e ogni genere di argomento affascinante.
Ho dovuto dominare l'impulso fortissimo di cambiare, smettere di guardare l'universo, e cliccare qualcosaltro.
Allora mi è parso di capire.
Ho a che fare con la generazione you tube.
Non è che non gli piaccia quello che gli faccio fare.
A qualcuno piace.
L'aikido è bellissimo, affascinante, ma credo che gli sembri intollerabile "fermarsi" in un posto, concentrarsi solo su una cosa tra altre.
Come sarebbe, sembrano dire, che devo praticare anni solo questo per raggiungere un qualche minimo risultato!
Eppure è così.
Non posso farci nulla.
Ogni attività che abbia un qualche serio fondamento di tecnica e abilità, è così.
Ma molti dei potenziali praticanti, quelli più interessanti dal punto di vista del progresso della disciplina per l'età che hanno, sembrano spesso incapaci di non distrarsi e cedere alla voglia di fare e vedere altro, provare subito qualcosa di diverso.
Credo di non poterci fare molto.
Posso solo cercare di insegnare e praticare meglio possibile.
Fare capire a chiunque sia interessato che non può esserci una vera esperienza di conoscenza se non dedicando una parte apprezzabile della propria vita e del proprio tempo all'apprendimento.
Che non ci sono traguardi semplici, se si vogliono raggiongere traguardi che valgano qualcosa.
Mi dico questo, e allora mi tranquillizzo un pò, e penso che ci sono dei bambini che vengono a praticare e paiono contenti.
Una certa inquietudine tuttavia mi rimane...
Cosa accadrà quando entreranno anche loro nella generazione you tube?
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