Come di consueto, anche quest'anno si è tenuto tra il 26 e il 30 dicembre il tradizionale "stage di Natale" organizzato dall'Aikikai di Milano.
Le lezioni non sono state dirette dal Maestro Fujimoto, febbricitante, ma dai suoi assistenti più alti in grado, e che lo sostituiscono spesso anche negli stage organizzati all'estero, ovverosia i sensei Foglietta e Travaglini.
I due insegnanti si sono alternati nelle lezioni, sia pure in esecuzione delle direttive che il Maestro Fujimoto impartiva loro.
Il leit motif dello stage è stato stavolta Ikkyo Undo, ossia l'esercizio che sostanzialmente riproduce la "parata" che si effettua di fronte all'attacco di shomenuchi quando si intenda eseguire appunto ikkyo.
Si tratta come è noto di uno dei classici movimenti volti a sviluppare la tanto agognata centralizzazione dell'energia, ossia quella condizione di assoluto equilibrio che dovrebbe caratterizzare l'aikidoista esperto, il quale dovrebbe cioè essere sempre in grado, nella esecuzione delle tecniche e in ogni momento di ogni suo spostamento di ripristinare il suo centro ottimale, riposizionando istantaneamente il suo seika no tanden e conseguentemente l'equilibrio tutto nel momento stesso in cui compie qualsiasi movimento del corpo.
Nella attenzione del Maestro Fujimoto verso questa tipologia di esercizi si rinviene, a mio giudizio, tutto l'influsso che su di lui ha avuto il Maestro Tohei, suo originario istruttore sia pure per poco tempo, influsso che invece mi sembra nella esecuzione delle tecniche molto più sfumato.
Molta enfasi allora è stata data da un lato alla posizione delle mani, e alla funzione del mignolo, che deve essere attivo, erto, quasi che sia quel dito a chiudere il cerchio e trasmettere quella condizione di "mano inflessibile" che l'esercizio tenta di ricreare.
Dall'altro, l'attenzione è stata posta sullo spostamento del peso, vera e propria chiave del mantenimento dell'equilibrio, che se correttamente addestrato consente il controllo del partner e di evitare che la dinamica ci porti, nel momento della esecuzione della tecnica, a smarrire la nostra stabilità.
Questi concetti sono stati applicati su attacchi di ogni genere, realizzando prevalentemente le tecniche base di ikkyo ( e derivate, in particolare nikkyo e sankyo).
E così ad esempio, se uke attacca in yokomen uchi, l'atteggiamento delle mani e del mignolo in particolare deve trasmettere inflessibilità, energia attiva, perchè sono entrambe le mani che instaurano il contatto che consentirà di convogliare dove noi vogliamo l'energia che da esso si sprigiona. Allo stesso tempo, nella esecuzione del movimento di uscita, che sia interno o esterno, analogamente a quanto facciamo in ikkyo undo dobbiamo cercare di mantenere nelle varie fasi dell'evasione una condizione di assoluto equilibrio che lo spostamento del peso sull'uno o sull'altro piede ci deve consentire di stabilire e non perdere, senza che il vortice che dovremmo essere riusciti a creare e nel quale abbiamo lanciato uke finisca per risucchiarci.
Prendiamo ad esempio il caso di yokomen uchi ikkyo ura, nella forma nella quale reagiamo all'attacco quasi avanzando diagonalmente verso uke, lavorando sul suo braccio e sbilanciandolo con un movimento appunto diagonale e verso il suo lato.
Se mandiamo uke e la sua mano verso il suo angolo laterale, e dunque verso dietro e in basso, dobbiamo essere in grado, se vogliamo mantenere il contatto con il partner e piazzare la tecnica, di seguirlo con un passo, in modo da stabilire la giusta distanza per eseguire la leva.
Tuttavia, se non avremo sviluppato bene il senso del nostro equilibrio, e non saremo addestrati bene nello spostamento di peso, ci sarà impossibile farlo correttamente, perchè finiremo trascinati nel lancio che noi stessi abbiamo innescato.
Esempi se ne potrebbero fare altri.
Anche in irmi nage, ad esempio, noi generiamo una grossa forza verso il basso e verso le nostre spalle.
Tori difatti lancia uke con tutto il suo peso, generando un vortice di energia dal quale, se non è ben stabilizzato, rischia di essere travolto.
Se allora avremo lavorato bene sullo spostamento del peso, saremo in grado pure in quell'avvitamento dinamico di controllare uke, senza ruzzolare a terra con lui.
Negli ultimi anni, il Maestro Fujimoto pretende soprattutto la forma di irimi nage nella quale ad uke non si fa compiere un avvitamento completo, dovendo invece tori, attraverso un cambio del proprio peso, e mantenendo sempre il proprio centro, controllare il partner e il suo movimento, entrando solo successivamente con irimi o con tenkan.
Quando io ho fatto a Laces gli esami di terzo dan, e anche l'anno precedente, Fujimoto sensei avvertiva espressamente che senza quella forma "non c'è esame". In altre parole, chi non fosse stato in grado di eseguire quel controllo, non possedeva la padronanza del proprio equilibrio, e dunque non poteva conseguire il grado superiore.
Quell'irimi nage, a pensarci bene, è una chiara applicazione di un buon ikkyo undo.
Lo stage è stato ovviamente tante cose, ma diciamo che questo a mio giudizio era il messaggio di fondo.
E' stato, come sempre si dovrebbe fare nei raduni seri, uno stage di studio e di approfondimento.
Eravamo in tanti, e la delusione di non potere praticare sotto la guida del Maestro, pure inevitabile, non ha impedito di essere concentrati e attenti.
Spero di avere reso, almeno in minima parte, quello che credo volesse essere il tema che il Maestro voleva approfondire.
A presto.
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