domenica 18 novembre 2018

Stage di autunno

Nell'arroventato ottobre scorso, a Foggia, abbiamo potuto partecipare ad un altro appuntamento di ottimo Aikido sotto la direzione del Maestro Montenegro, che ci ha guidato in una due giorni di pratica di altissimo livello tecnico e studio, in una sessione di approfondimento di waza sempre poco esplorati (leve e proiezioni da attacco in katatetori kubishime).
Analizzando con la usuale perizia quegli esercizi, e facendoci cimentare con tre diverse tipologie di entrata, via via più dinamiche e complesse, l'Istruttore è riuscito, ancora una volta egregiamente, a condurci negli aspetti più dettagliati delle tecniche proposte, che difficilmente, o a tutto concedere solo in occasione della preparazione degli esami, si è soliti affrontare nel corso della stagione.
Quello che porto a casa, "alla fine della fiera", e come sempre dopo avere assistito al lavoro di questo insegnante, è sostanzialmente una sensazione di rigenerazione, di positiva e stimolante presa d'atto della necessità di cimentarmi con sempre maggiore intensità nella mia pratica, di sincera e appagante curiosità verso le frontiere del sapere aikidoistico che, lo si apprende con chiarezza in questi frangenti, si spalancano di fronte a noi, se si ha voglia di continuare a percorrere il sentiero del perfezionamento e del miglioramento di sè.
Quale sia, a mio giudizio, il compito di uno stage, l'ho forse ripetuto spesso, ma trovo importante ribadirlo.
Si possono fare raduni per il piacere di praticare insieme, rafforzare i legami, scambiarsi cortesie. In altre parole, vivere un momento di "convivialità", contarsi, passare qualche momento di socialità e familiarità. E', naturalmente, perfettamente legittimo.
Fino a qualche anno fa, tuttavia, gli stage erano tenuti soltanto dai Maestri giapponesi, quelli residenti, anzitutto, e poi, più raramente, quelli che saltuariamente venivano invitati in Italia, ed agli stage si andava non più di tanto per vedere gli amici, ma perchè si trattava dell'occasione di vedere all'opera dei magnifici professionisti, ciascuno a modo suo "perfetto" nel suo Aikido, dal cui insegnamento trasudava quella ricerca del dettaglio e della sapienza tecnica alla quale accorrevamo ad abbeverarci, indispensabile momento di vicinanza con l'apice della disciplina, la vetta del sapere.
Ho l'impressione che, al venire meno dei grandi Maestri, si sia aperto un vuoto diciamo così di legittimazione, e che tanto si sia diffusa l'idea che ci si debba accontentare, che quella vetta non si possa raggiungere, appartenga ad un tempo che non c'è più, e che non potrà tornare.
Sono evidentemente d'accordo sul fatto che quei tempi, per così dire eroici, siano definitivamente passati.
Avevamo tre, e spesso più, immensi Maestri che stabilmente, nell'arco di tutto l'anno, percorrevano instancabilmente l'intero territorio, da nord a sud, tenendo raduni di entusiasmante livello.
Tuttavia, a mio giudizio, è solo un equivoco ritenere che tanto abbia determinato la fine di un modello di stage inteso come momento di studio altissimo e tecnicamente esemplare.
Occorre chiedersi se ci sia qualcuno, tra gli istruttori e divulgatori in attività, che per la sua storia aikidoistica, per la vicinanza con quelle figure di suprema sapienza, per la totalità della dedizione impiegata e spesa nel perfezionamento di sè, possa ricreare quelle condizioni, riprodurle e farle rivivere.
Tornare a dare allo stage, inteso come raduno didattico prima ancora che come momento di incontro sociale, il suo genuino e originario significato di corso di perfezionamento, diretto anzitutto agli insegnanti, o coloro ai quali comunque compete il gravoso seppure onorevolissimo compito di essere mediatori e fautori della diffusione del sapere aikidoistico.
A mio giudizio, l'ho detto più e più volte, e ne traggo costante conferma, ci sono ancora istruttori di livello massimo, ai quali l'onere e l'onore di costituire dei punti di riferimento nella divulgazione della disciplina può essere serenamente affidato, poichè si tratta di professionisti, nel pieno vigore delle proprie forze, del proprio entusiasmo, dai quali si può e si deve pretendere che si facciano stabili guide perchè l'Aikido possa sopravvivere ai suoi immensi e inarrivabili pionieri che il tempo, inevitabilmente, ci ha portato via, o è prossimo a portare via.
Uno di questi professionisti è certamente il Maestro Montenegro.
A lui, e a chi come lui si è dato l'obiettivo di percorrere la via del professionismo, compete proseguire sulla strada della ricerca della ragionevole e raggiungibile perfezione didattica e tecnica.
A noi competerebbe dargli forza, sostenere questo sforzo, niente affatto facile, con il nostro impegno e la nostra disponibilità a non smettere di metterci in discussione, a migliorarci, a dare di più.
In primavera avremo un'altra occasione per studiare con un grande professionista, perchè tornerà a Foggia per un altro stage.
Stage veri, fatti per indicare una strada di perfezionamento, prima ancora che per stare insieme piacevolmente, e farsi i complimenti a vicenda, o passare qualche ora di buona compagnia davanti ad una birra fresca.
Stage veri nei quali, peraltro, stiamo insieme magnificamente.
A presto, spero di vedervi numerosi. In ogni caso, buona fortuna, e buon allenamento.


sabato 1 settembre 2018

Imminenti novità

Quest'anno si cambia.
Ci trasferiamo in un'altra struttura, che ci ha offerto la possibilità di disporre di una sala non troppo grande, purtroppo, ma più accogliente e per così dire intima, credo più adatta alle esigenze della pratica.
Spero che tanto significhi maggiore afflusso e partecipazione.
Siamo un gruppo non grande, ma affiatato e "giovane", e cerchiamo di portare avanti una idea di aikido dinamico e tuttavia attento, il più attento possibile, agli aspetti tecnici, come ci ha insegnato il Maestro.
Anche quest'anno, sotto la guida di Sensei Montenegro, che sarà da noi in due occasioni (la prima il prossimo 20 e 21 Ottobre, la seconda in Aprile), cercheremo di perpetuare l'insegnamento che Fujimoto shihan ha trasmesso, e la cui conservazione e trasmissione autentica costituisce, lo dico chiaro e tondo, la missione che mi sono e ci siamo dati.
Abbiamo qualche nuovo yudansha, dal quale mi aspetto aiuto e dedizione speciali.
In generale, spero che ogni allievo comprenda l'importanza di praticare bene, attentamente, con intensità fisica e mentale.
Questa è la condizione ineludibile per progredire, e, fatto salvo quanto compete all'insegnante, senza un atteggiamento di concentrazione e "generosità" verso la disciplina è ingenuo pensare di potere migliorare e comprendere davvero quel patrimonio.
Quanto a me, ribadisco il mio impegno all'aggiornamento, alla formazione, alla conservazione di una buona forma fisica, alla ricerca per il superamento dei limiti.
Venite a trovarci, perchè, questo mi sento di dirlo, si pratica un buon aikido, serio, accurato.
Incuriositevi a questa magnifico insieme di conoscenze, che è il tramite per ottenere un contatto effettivo e concreto con la cultura giapponese, che è una cultura del fare, e del fare le cose, anche le più apparentemente semplici, con attenzione e cura.
L'aikido, se fatto per bene, è una disciplina meravigliosa, appagante, e può davvero costituire un mezzo di progresso fisico e psicologico.
Auguro a tutti i praticanti un magnifico anno aikidoistico, e a quelli della mia città, in particolare, di progredire e divertirsi nella pratica.
A presto.

venerdì 6 luglio 2018

Riflessioni di fine anno

Al termine di una stagione impegnativa, dai numeri non troppo gratificanti, posso comunque affermare, devo dirlo con soddisfazione e compiacimento, di avere anzitutto condotto all'agognato grado di shodan alcuni allievi, che spero costituiscano la base ed il sostegno sui quali edificare il futuro del dojo e la perpetuazione dell'insegnamento del Maestro Fujimoto nella zona.
In secondo luogo, di avere comunque garantito ai miei studenti, e all'aikido cittadino, lo svolgimento di stage di altissimo e apprezzabile livello qualitativo, tenuti da una guida di primaria importanza e valore, a testimonianza di un lavoro intrapreso tempo addietro e mai interrotto con il Maestro Daniele Montenegro.
Il primo di questi appuntamenti, svolto nel mese di ottobre, ci ha permesso di celebrare i trent'anni di pratica aikidoistica di questo importante e prezioso insegnante, uso a calpestare tatami oramai di molti continenti e tuttavia, lo rivendico con orgoglio, legato da sempre a questo territorio che per primo, o tra i primi, ha creduto nel suo lavoro e nella sua professionalità.
Il secondo di questi incontri avvenuto invece in Aprile, in un contesto ancora maggiormente degno e più gratificante, rappresentato da una palestra di più ampie dimensioni e assai più curata, nel corso del quale l'istruttore ha regalato due giorni di ottimo e sofisticato aikido, nel solco fedele della didattica del Maestro Fujimoto, con uno studio avanzatissimo di tecniche da shomenuchi con entrate interne, e l'esecuzione di waza di leva e di proiezione come sempre eccezionalmente stimolanti.
Grandissima soddisfazione nei presenti, come puntualmente accaduto in tutte le precedenti occasioni, e l'auspicio che in ognuno dei futuri appuntamenti si sia sempre di più, sempre più eterogenei nella provenienza geografica, e in un'ottica di sempre maggiore condivisione di un patrimonio di visioni, conoscenze, apporti.
A testimonianza di quanto vi dico, abbiamo realizzato un video, già pubblicato, di resoconto dell'evento, e che vi invito a visionare perchè interessantissimo e ben girato.
In autunno e in primavera i prossimi stage, ancora sotto la direzione del maestro Montenegro.
Spero in tanti accorrano, e ci sostengano con il loro entusiasmo e partecipazione.
Per quanto mi riguarda, mi dirigo a Laces, nel ricordo sempre presente delle indimenticabili esperienze vissute con il Maestro Fujimoto.
Un augurio di ottime vacanze.
A presto per una nuova stagione di ottimo aikido.

venerdì 23 febbraio 2018

Un pensiero

Per evitare di grondare retorica e sentimentalismo, che con il passare degli anni è rischio che si corre sempre più si concretizzi, non rivolgerò che un breve pensiero al Maestro in occasione dei sei anni dalla sua scomparsa.
Gratitudine e nostalgia sono i due sentimenti più frequenti non solo ogni venti febbraio, ma, credetemi, quotidianamente.
Gratitudine è quella che gli devo e sento costantemente, perché il contatto con lui mi ha dato tutto, ma davvero tutto, di quello che oggi è il mio modo di fare e vivere l'aikido.
Entusiasmo, passione, una miriade di soluzioni e spunti tecnici, una didattica perfetta da "rivendere" a chi studia con me, costituiscono il risultato di una frequentazione che ho tentato di rendere assidua, e che ad ogni contatto si arricchiva e mi arricchiva anche di umanità, direi anche in qualche misura calore e attenzione da parte di un immenso shihan verso un praticante che veniva un pò da lontano, e che mi è parso di percepire in qualche sorriso, o cenno di approvazione, come fosse contento di vedermi spuntare.
Nostalgia, altro sentimento costante, potete ben comprendere perché la sento e la sentiamo tutti coloro che hanno fatto questo stesso percorso. Ci è mancata e ci manca una guida sapiente e preziosissima, e sentiamo forte e ancora attuale il vuoto che ha lasciato.
Si può dire che viviamo di rendita.
Tanto e tale è il lascito didattico e, lo ripeto, umano del Maestro, che possiamo permetterci il lusso di farlo, e senza mai annoiarci, cercare strade tortuose, perché l'immenso bagaglio che abbiamo ereditato basta ad alimentare direi infinitamente la nostra voglia di aikido, e quella dei nostri studenti, ai quali stiamo cercando di trasmettere almeno una idea di questo incredibile e magnifico aikidoista.
E allora, ancora una volta, questo ormai tradizionale appuntamento con questo post di commemorazione è un'occasione per esprimere gratitudine.
E nostalgia.
Chi lo ha seguito capirà.
Chi non lo ha fatto, posso solo compatirlo. E augurargli di trovare, un giorno, sulla sua strada, un maestro come quello che ho avuto la fortuna e il merito di incontrare io.
Riposi in pace, Maestro.