Si è svolto a Milano, lo scorso fine settimana, uno stage diretto dal Maestro Fujimoto.
Il Maestro ha guidato entrambi gli allenamenti, il secondo dei quali, quello della domenica mattina, si è protratto come oramai è consuetudine per tre ore.
Questo già dice enormemente della straordinaria forza di volontà di Fujimoto shihan, della sua impressionante capacità di reazione alle avversità e della sua ferma intenzione di trasmettere la maggiore quantità possibile di informazioni e conoscenze (soprattutto, lo dice spesso, a coloro i quali hanno o avranno responsabilità di insegnamento).
Registro, infine, la perdurante assenza a questi appuntamenti dei membri della direzione didattica, e questo non perchè si sia sentita la loro mancanza, ma perchè mi pare evidente che da queste lezioni avrebbero senza dubbio da imparare, e anche molto.
Comunqe, ce ne faremo una ragione.
Sotto il profilo tecnico, il raduno ha messo l'accento sulla necessità di comprendere bene i movimenti di base, affinchè le tecniche possano scaturire correttamente da essi.
Il Maestro ha dunque chiesto di provare e riprovare shi ho giri, non soltanto in piedi, ma soprattutto in shikko.
Ne ha illustrate due forme: l'una meno fluida, nella quale l'ingresso con il passo posteriore, e dunque l'irimi, è seguito soltanto dal kaiten, immediato, cosicchè occorre poggiare il ginocchio che è entrato e alzare quello divenuto posteriore, nel contempo alzando le braccia e poi calandole dopo avere cambiato direzione nel gesto del fendente di spada; l'altra, più continua, caratterizzata dal fatto che il movimento di entrata viene portato a termine, nel senso che il ginocchio con il quale si è compiuto irimi viene portato sino a terra, riproducendo uno shi ho giri nel quale dapprima, in entrata, si fa tsuki, e solo dopo, nell'altra direzione, si inizia il gesto di shomen uchi, tenendo il ginocchio davanti alzato.
E', sostanzialmente, la riproduzione delle due forme di shi ho nage omote in hanmihantachi waza.
La prima più per principianti, la seconda più per avanzati, con le ginoccha finali entrambe giù (nella tecnica infatti, a differenza che nel tai sabaki, il ginocchio viene, in questa forma, portato a terra per controllare uke), e che tuttavia spesso fa sì che uke venga scaricato a terra senza che tori riesca a imprimere una precisa direzione, finendo quest'ultimo per sbilanciarsi, e non essere in grado di esercitare alcun controllo sul partner.
Avviso ai naviganti.
Il Maestro ha lasciato chiaramente intendere che questo costituirà materia di esame, soprattutto per le cinture nere e per gli aspiranti shodan.
Lo stage è poi proseguito con la indicazione del Maestro a individuare alcune tecniche fondamentali e di base, ossia ikkyo, shi ho nage, irimi nage, kote gaeshi, kaiten nage, e a praticare partendo sempre da esse, facendone scaturire poi le tecniche "figlie".
Un invito analogo mi è capitato di sentirlo fare anche all'attuale Doshu, che suggeriva di dividere i waza per "famiglie", praticando con questa idea e dunque sviluppando le attitudini che ciascun gruppo di tecniche ha in sè.
Tipico è il caso delle tecniche di immobilizzazione (osae o katame waza), tutte scaturenti da ikkyo.
In altre parole, noi insegnanti dovremmo evitare di iniziare le lezioni da uchi kaiten sankyo, tanto per fare un esempio, o da ude garame.
Su questo filone, il Maestro ha proposto allora uno studio di queste tecniche di base, e di ikkyo in specie, da prese, e in particolare dalla temibile e "fastidiosa" katateryotetori, della quale ha illustrato diverse modalità di evasione, alcune più statiche altre più dinamiche, insistendo per tutte però sul corretto atteggiamento da avere da parte di tori, e sulla necessità di chiudere l'ascella, o colmare lo spazio che lo divide da uke prima di "piazzare" la tecnica.
Inoltre, ha richiamato l'attenzione sulla necessità, nelle tecniche di "ura" (inteso come buio, ciò che non si vede), di porsi alle spalle di uke, cercando questa condizione come attitudine da sviluppare in senso marziale.
Abbiamo fatto, naturalmente, anche altro, ma questa è stata l'essenza del raduno.
Per lo stage di natale, non dovrebbero esserci serie preoccupazioni, e dunque è stato confermato.
Invito ancora una volta, allora, chiunque abbia davvero voglia di imparare, a non farsi sfuggire altre occasioni per praticare con il Maestro, perchè non è detto che ci saranno altre chance.
Ma questo lo dico più in generale, a prescindere dalle condizioni di salute di Fujimoto shihan.
Quello che c'è oggi non è detto che ci sarà anche domani.
E' triste, ma è così.
"Ichi go, ichi e", dunque, è un ammonimento e un invito che dobbiamo avere sempre presente, in tutto quello che facciamo e che ci sta a cuore.
Buon allenamento a tutti.
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