L'Aikikai d'Italia

domenica 27 febbraio 2011

Il Maestro Fujimoto

Per quanto abbia iniziato a praticare oramai più di un ventennio fa, posso forse dire di avere davvero iniziato a studiare l'aikido soltanto da cinque o sei anni, quando ho iniziato a seguire più assiduamente il Maestro Fujimoto.
Credo si tratti di un caso più unico che raro, una di quelle eccezionali combinazioni di genialità nell'esecuzione e impressionante capacità didattica, che si verificano immagino poche volte ogni secolo.
Genialità nell'esecuzione, perchè il suo aikido è di impressionante bellezza, è perfettamente sferico, dinamico, mi sembra di incredibile precisione in ogni momento della tecnica, dallo spostamento alla postura, dalla distanza alla scelta di tempo.
Ma questo non basterebbe ad entusiasmarmi tanto, perchè di altri eccezionali esecutori se ne possono trovare anche altri tra i grandi shihan giapponesi.
Ciò che trovo assolutamente insolito, come dicevo, è che un fuoriclasse nell'arte riesca anche a trasmettere quel sapere. A spiegare in altre parole come riesce a fare quelle cose. Quali accorgimenti lo studente deve mettere in pratica perchè ci si possa almeno avvicinare a quella maestria.
La quantità di informazioni che ho potuto apprendere sulla disciplina in questi anni in cui ho frequentato gli stages del Maestro, la inesauribile varietà di modalità di esecuzioni che mi trovo a poter proporre ai miei studenti e che allo stesso tempo mi permette di non impigrirmi, di cimentarmi con sempre nuovo entusiasmo e passione, costituiscono il risultato tangibile di questa fase della mia vita aikidoistica, e mi ripaga di ogni sforzo, personale od economico che sia.
Posso dire, consapevolmente, che solo in questa fase sto comprendendo moltissimi degli aspetti della disciplina e della pratica che in tanti anni precedenti non avevo mai davvero compreso e capito, il mio aikido è cambiato profondamente, immagino in meglio, nell'arco di pochi anni, e la mia sensazione è di essere in continua evoluzione.
Ho approndito enormemente alcuni aspetti altrimenti e generalmente piuttosto trascurati, come il fondamentale ruolo di uke, e sono riuscito finalmente a crescere apprezzabilmente e progredire nell'utlizzo e nello studio delle tecniche a mani nude, nel lavoro in ginocchio, nelle armi.
Invito sinceramente, con tutto il cuore, a frequentare il più possibile questo straordinario didatta e magnifico maestro, prima che sia troppo tardi.
Shihan, come è noto, vuol dire bussola, colui che va seguito perchè indica la via giusta.
Mai, davvero mai, credo che titolo sia stato più appropriato come per Fujimoto yoji, VIII dan, vice direttore dell'Aikikai d'Italia.

1 commento:

  1. Il mio primo stage, allora ero ancora mukyu, è stato proprio a Foggia con il M° Fujimoto. Un momento fondamentale per la mia pratica. Da allora ho sempre cercato di apprendere ed approfondire alcune sue esecuzioni ed ora, dopo lo shodan, mi rimetto umilmente in "cammino per la via" con la promessa di seguire "obbligatoriamente" gli stages di questo grande Shihan.P.S. Ci vai a San Marino?

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