Ad uno stage nazionale e gratuito organizzato a Foggia all'incirca un anno fa, Zucco, l'insegnante che lo dirigeva, membro della direzione didattica, ci ha ad un certo punto apostrofato chiedendoci se conoscessimo "il saluto al sole", e avuta risposta negativa dalla massima parte di noi presenti, ha commentato con una frase del tipo "ma come fate aikido e non conoscete il saluto al sole?".
La cosa mi ha un pò sconcertato, perchè non avevo mai pensato che quella della conoscenza della pratica del saluto al sole fosse un aspetto fondamentale e sembrerebbe indispensabile della conoscenza aikidostica, ma il tono scandalizzato dell'insegnante mi ha provocato un certo disappunto e suscitato una qualche apprensione circa una mia grave inettitudine per questa così grave mancanza, considerato altresì che sono pur sempre un responsabile di dojo.
Ero peraltro in grave imbarazzo, perchè a quello stage erano presenti anche alcuni allievi, e ho pensato che certamente avrebbero pensato che in anni di lezione non gli avevo mai insegnato il saluto al sole, e che diamine.
Riavutomi a fatica nei giorni e settimane successive, l'episodio mi ha comunque fatto riflettere su quale sia il nesso tra l'aikido e la spiritualità, questione annosa e mai risolta nel "pensiero" aikidoistico, e forse all'origine di molta della disistima reciproca che si avverte nelle due correnti principali della nostra associazione.
Il Fondatore era certamente fortemente impregnato di spiritualità, addirittura di esoterismo.
Dunque un approccio chiaramente caratterizzato in questo senso parrebbe certamente assai più vicino ed ortodosso rispetto all'aikido come vissuto ed elaborato da O Sensei.
Tuttavia, il primo doshu (o il secondo, anche questa è faccenda mai del tutto chiarita), Kissomaru, ha impresso una direzione spiccatamente laica alla disciplina, spogliando completamente l'aikido di qualsiasi riferimento alla trascendenza o al misticismo, e questa conformazione è del resto quella della attuale Guida, e non viene minimamente messa in discussione nell'ambiente ai suoi massimi livelli e su scale mondiale, nè lo stesso O Sensei ha sconfessato questo approccio sebbene adottato quando ancora egli era in vita.
Nè d'altro canto ho mai udito i vertici dell'aikido inserire lo yoga tra gli esercizi indispensabili alla pratica, per quanto ottimo esso sia.
Il Maestro Fujimoto non so che convinzioni religiose o spirituali avesse, ma posso dire che il suo modo di insegnare era estremamente laico e "materialista".
E non parlo soltanto delle parole che diceva quando esprimeva un pensiero, ma anche del modo in cui spiegava le tecniche, e in particolare i vari kokyunage, che sono waza che generalmente evocano grandi forze ed misteriose energie, ma che più convincentemente sono "solo" degli efficaci sbilanciamenti.
La mia opinione è che questo sia l'approccio più corretto, ma non ha nulla contro chi vive le cose in maniera, diciamo così, fideistica, o vuole operare contaminazioni con altre discipline, a condizione che non pretenda di biasimare chi non vuole farlo.
Quello che però credo si debba chiarire è che la spiritualità, intesa come ricerca di un significato etico e morale ai gesti che si compiono (che sia un fare, un non fare, un osservare, e così via) non è affatto assente in chi pure ritiene che non sia quella del misticismo la strada attraverso la quale trovare le risposte.
L'aikido, ritengo, è di per sè pregno di significato etico, morale e spirituale, e ciò senza che occorra creare discutibili connessioni con discipline filosofiche e religiose.
E' una pratica che, in ogni suo momento, trasmette valori di attenzione all'altro, dedizione, miglioramento di sè e del proprio stare al mondo.
Ogni singolo waza costituisce il frutto di una geniale rilettura in chiave morale delle antiche tecniche marziali, e quali che fossero le pulsioni che muovevano O Sensei (probabilmente religiose), esse trasmettono proprio quei valori positivi, anche a chi quella tensione religiosa non ha affatto, magari perchè ha altre e molto radicate convinzioni religiose, o non ne ha e non vuole averne.
Detto questo, ognuno faccia come ritiene, ma sarebbe il caso, per consentire la convivenza reciproca, che si eviti nelle occasioni comuni di lasciarsi andare a improvvidi biasimi e censure, perchè la verità è fuggevole, nell'aikido e non solo.
Buona pratica e buon anno a tutti.