Tra le tante ragioni che mi portarono, alcuni anni fa, ad avvicinarmi al maestro Fujimoto, vi fu senza dubbio il modo in cui praticava e insegnava le tecniche.
Mi trovai, per la prima volta e pure dopo molti anni di attività, a vedere nella tecnica molto più che una semplice combinazione di movimenti, ma un certo modo di penetrare la cultura giapponese.
Si, perchè a mio giudizio il Maestro e la sua didattica erano l'essenza stessa di quella cultura, così poco incline alla astrazione e alla teoria complessa, queste ultime forse più affini al pensiero occidentale o indiano e cinese.
Il giapponese, per come mi è sembrato di capire, ha certamente una sua teoria etica, ma non la esterna altrimenti che nel modo in cui fa le cose, anche le più apparentemente semplici e banali.
Quella cultura, mi pare, esprime la sua etica e la sua idea dello stare al mondo nel curare nei minimi dettagli ogni singolo gesto, nel tentativo di renderlo unico e irripetibile, qualunque esso sia.
Un saluto, allora, non è solo un gesto del corpo, ma va fatto con attenzione e cura, come se fosse la cosa più importante che ci si chieda di fare, perchè in effetti, in quel momento, è così.
Spesso i viaggiatori che hanno visitato il Giappone hanno ad esempio riferito della dedizione estrema che i giapponesi mettono nel fare un regalo, ma che nella cultura di quel popolo non è indirizzata a donare un oggetto particolarmente ricercato e prezioso, ma nel confezionrlo in un pacchetto complesso e il più bello possibile, essendo appunto del tutto secondario cosa poi in quel pacchetto vi sia.
Il regalo, in sostanza, consiste più che altro nel tempo che ho impiegato per te, nell'impacchettarlo con cura e cercando di renderlo bellissimo, piuttosto che nel dono propriamente detto.
Ebbene, a mio giudizio l'aikido del Maestro Fujimoto era appunto questo.
Era perfetto, bellissimo e razionale, esteticamente stupefacente, e le tecniche, era questo ciò che a mio giudizio voleva trasmettere, andavano fatte in maniera precisissima, attenta, senza tralasciare alcun aspetto, perchè è quello il modo in cui i giapponesi fanno tutte le cose.
Ecco, il Maestro era in questo senso il più giapponese degli shihan, e mi ha fatto entrare, attraverso il suo aikido, nella cultura del suo paese molto più di mille trattati sullo shinto e sulla tradizione nipponica, dei quali altri si prodigano in citazioni.
L'etica di quel paese è fondamentalmente semplice, ed è questa.
Rendete ogni momento della vostra vita irripetibile,e fatelo dedicando ad ogni momento di essa la stessa attenzione, cura e amore che mettereste ove non aveste altre occasioni per farlo, perchè, da questo punto di vista, non c'è un prima e un dopo, ma solo l'irripetibilità di quel momento.
Fate lo stesso, se davvero volete comprendere attraverso l'aikido la cultura tradizionale giapponese, con le tecniche.
Non inseguite grandi teorie, o costruzioni astratte e figurate, perchè non sono quelle l'essenza del Giappone.
Non pretendete di trovare l'illuminazione cui faceva riferimento O sensei nella teoria, ma in una pratica accuratissima e attenta, e in ogni singolo momento di essa, in ciascuna tecnica che vi accingete a mettere in atto.
Rendete il vostro aikido, ma ogni cosa che fate, la più perfetta possibile, e tutto avrà senso.
Questa, tra le tantissime cose che hanno reso magnifica la presenza del Maestro, mi sembra la più importante.
A presto.