Quando ho iniziato la pratica, oramai più di venti anni fa, gli stages venivano tenuti soltanto dai Maestri giapponesi.
Il calendario non era così fitto, per quanto i Maestri, residenti (Fujimoto, Hosokawa e Kurihara) e non (Tada ovviamente in primis, ma erano invitati abbastanza spesso anche Ikeda, Asai, Masuda, Nomoto, Yokota), si dessero un gran da fare, prodigandosi ammirabilmente in lungo e in largo per il Paese e moltiplicando gli appuntamenti.
I raduni erano insomma relativamente pochi, ma anche per questo, e per la gigantesca statura tecnica e didattica degli insegnanti, erano considerati alla stregua di eventi, ai quali si accorreva, e che venivano percepiti come veri e propri "eventi".
Da qualche anno, lo vediamo tutti, non è più così.
I Maestri d'altro canto sono drasticamente diminuiti, alcuni neppure più praticano, altri hanno sempre maggiori difficoltà a spostarsi, e in generale può dirsi che quell'epoca, lo dico con grande malinconia, si è definitivamente conclusa.
Il loro posto è stato preso dagli istruttori italiani, e i raduni sono diventati tantissimi.
Ogni fine settimana gli stages in programma sono quattro, cinque, in ogni parte d'Italia.
Addirittura anche nel periodo estivo, tempo nel quale "insistono" ancora, speriamo il più a lungo possibile, due grandi appuntamenti quali Laces e La Spezia, si iniziano a vedere in calendario alcuni raduni tenuti da insegnanti "autoctoni".
Nulla di male, di per sè, se non fosse che nella lista dei sensei che si prodigano nel tenere alcuni di quei raduni, figurano nomi o del tutto sconosciuti, o peggio ancora del tutto impresentabili, al più degli onesti praticanti il cui ambito di operatività dovrebbe essere solo ed esclusivamente quello "domestico".
Comunque, il problema non è nemmeno, in se stesso, quello della adeguatezza di chi si propone, perchè, in teoria, ciascuno deve potere fare quello che vuole, e appunto proporsi alla collettività degli aikidoisti, raccogliendo consensi o bocciature.
Tuttavia, non posso non notare, dalla consultazione delle fotografie o dei video puntualmente pubblicati e relativi agli stage organizzati, e dalla mia stessa esperienza in qualità di paretecipante e organizzatore, che è sempre più difficile riuscire a garantire una decente affluenza.
Credo che questo dipenda proprio dalla inflazione degli appuntamenti degli ultimi anni, e che, per una ovvia legge economica, si sia determinata una percezione di minor valore dell'evento stage in sè.
Il risultato, mi sembra, è una generale svalutazione di tutti gli stages, e della importanza che questo genere di esperienze dovrebbe avere per il praticante.
E' un peccato, perchè la funzione dei raduni è quella di mettere i dojo in comunicazione, e di consentire a insegnanti di particolare valore di diventare dei punti di riferimento ed esprimere una didattica "superiore".
Ne ho avuto una evidente prova nel raduno che abbiamo organizzato a Foggia due settimane fa, nel quale è intervenuto uno dei pochi sesti dan dell'Aikikai, consigliere didattico della Associazione, studioso di spada e aikidosista di sicuro valore (mentre scrivo sta tenendo un seminario a S. Pietroburgo, tanto per intenderci), eppure il numero dei praticanti che sono accorsi, pure dignitosamente superiore alla cifra simbolica di venti, mi è parsa troppo modesta.
Ma non è solo la quantità, che è in parte mancata, quanto piuttosto il fatto che mancavano del tutto i principianti (tranne i miei, evidentemente "coscritti"), il che mi lascia perplesso, perchè se nuovi praticanti, che dovrebbero essere assetati di questo genere di contatti, si disinteressano del tutto ai raduni, e neppure vengono a curiosare da spettatori (d'accordo, era la festa della mamma e a Bari c'era la processione di San Nicola, ma insomma..), allora mi chiedo quale futuro può avere la nostra disciplina in questo Paese, o almeno in questa zona.
Dobbiamo, noi insegnanti, rifletterci, e capire se non ci sia qualcosa da rivedere nella gestione dei propri corsi, e in generale nell'organizzazione di questi eventi.
Credo fermamente che sia meglio che i raduni siano pochi ma qualificati, ma allo stesso tempo occorre cercare di fare comprendere ai nostri studenti l'importanza della partecipazione e dello scambio di esperienze che gli stages consentono, e non assecondare mai la pigrizia dell'allievo, magari perchè siamo impauriti dalla possibilità che, guradandosi intorno, quell'allievo possa trovarci meno meravigliosi di quanto, nel chiuso della nostra palestra, siamo riusciti a fargli pensare.